03 Nov Appunti: segni
I graffi/segni non sono che appunti su catrame.
Come l’ubriaco muggisce al cielo per orientarsi verso casa, allo stesso modo traccio forme per ricordare.
Il beone si ferma a pisciare per i vicoli, non potendo fare altrimenti. Nei fumi notturni lascia una traccia odorosa al sole, che la seguirà senza giudizio. In maniera simile scarico un certo quantitativo di “non so cosa” sulla tela dipinta, poichè mi pare ancora codarda e temo di dimenticare.
Un tempo gli esseri antichi descrivevano linee sulle rocce, fissando così informazioni. I simboli grezzi provengono ora come allora da profondità umide dell’ universo. Non ci è dato di fabbricarli, salgono come reflusso dimensionale. Alcune decina di migliaia di anni, sono sputo per il cosmo, nulla cambia eppure tutto si trasforma.
Inarrestabili flussi grezzi eruttano su carta, tela, roccia, muro, asfalto; per lanciare messaggi verso l’alto, per attirare l’attenzione degli angeli.
Il gesto primordiale d’un segno, individua sulla materia un percorso, fissa il brivido, il limite, la membrana. La notte materna copre i rutti dell’ubriaco, inseguito dai raggi del sole. Un tratto grasso accarezza il metallo, vivifica la ruggine e accoglie l’urina.
Sono appunti di una fuga, scritti di fretta su foglio tremolante; sono appunti che vanno dimenticati, frammenti che riflettono il timore inconscio del risveglio, il terrore intimo d’uscire dalla caverna d’asfalto.
Bacco Artolini 3.11.19