testo: la Baiona di RAvenna

testo: la Baiona di RAvenna

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Fine Aprile 2024. Sulla via Baiona, stavo guidando da Ravenna, verso il mare. A circa metà strada un solo piccolo pesco in fiore. Rosa come i fenicotteri.
Nello specchietto retrovisore ammiravo l’alba. D’improvviso sorsero alcune visioni.

Via Baiona, un percorso asfaltato che congiunge Ravenna al mare. Da un lato della strada le fabbriche, sull’altro lato la Pialassa; distese di acque salmastre, prati barenicoli, canali e alveoli.

L’energia antica di Ravenna, la potenza del polo industriale, la bellezza dei capanni che popolano le valli, le foreste di pini in lontananza la rendono magnetica.

Il valore di queste comprensioni non era nel luogo in se, ma nell’ allegoria messa in scena. Intuivo l’universalità di tutto questo.

La velocità con la quale le immagini sorsero, fu inequivocabilmente anomala.

Quì Il contrasto tra fabbrica e natura risulta palese. Tanto palese che raramente capita di approfondirne i significati. Solitamente guidandoci attraverso, desta meraviglia la vicinanza degli opposti natura/industria, punto.

Quel giorno sulla Baiona, una densità di significato elevata, mi investì:
Il simbolo di Ravenna, i due leoni rampanti sul pino marittimo, risuonava con la via Baiona, dove le due forze coesistono e si adoperano sullo stesso asse, che dalle radici della città porta al mare, ai pini ed ai loro frutti.

La povertà di una vita spesa nel percorrere una strada – perso nel guardare a destra e sinistra- dimenticando la strada stessa.
Guidando mi passava in mente l’immagine dei due affascinanti leoni, pronti a sbranare chiunque si perda nella palude.

Se scompare la sensazione dei piedi sulla strada, se scompare il respiro, se scompare la sensazione di respirare, allora scompare la sensazione di esistere, ci si dimentica di casa, ci si dimentica del mare. “

Vedevo le fabbriche con i loro fumi, che parevano infantili tentativi umani di raffinare certe sostanze.
Vedevo le schiere di fenicotteri, cormorani e ibis sacri, nel loro organico sforzo di partecipare all’evoluzione delle maree.
Sentii che entrambe le parti, in quell’istante, componevano una preghiera, interpretavano delle leggi universali, un circuito, una ripetizione, un lentissimo ritorno. Come due mani giunte, esse custodivano un segreto.

Comprendevo, guardando questo scenario, le ricerche di alcuni intellettuali, artisti e poi mistici, passati da Ravenna, ma non solo, lo stesso valeva per ogni ricercatore vissuto in questa era.

In sintesi:
– L’ unione degli opposti eseguita non attraverso un collegamento orizzontale tra i due emisferi, bensì attraverso l’ asse verticale sostenuto da essi –


Bacco Artolini Ravenna 13.06.24


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